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ASINO E PET THERAPY:OGNI TRAGUARDO RAGGIUNTO DIVENTA UNA NUOVA PARTENZA
Ci fidiamo di quegli esseri umani che "hanno da fare" con gli animali

Noi non ci arrendiamo mai
Abbiamo sempre fiducia nel genere umano, ma di quel genere o meglio di quegli esemplari della specie umana che hanno in qualche modo a che fare con il fantastico mondo degli animali. Non è sentimentalismo, non è romanticismo, o essere animalisti fino al midollo, ma è l’oggettività dei fatti che si manifesta ai tuoi occhi e di fronte ai quali non puoi assolutamente dire di no!!
Veniamo a conoscenza di un altro piccolo miracolo, che vogliamo farti conoscere perché se ci circondiamo di eventi positivi, possiamo sconfiggere quelli purtroppo negativi che esistono nei confronti dei nostri animali.
Siamo a Roma dove è stato creato il Progetto Tartaruga dell’Istituto di Ortofonologia (IdO)
Non sai cos’è?
Clicca sull’immagine per scoprire di cosa si occupa
L’ Istituto si occupa di bambini con disturbi dello spettro autistico e lo fa lavorando anche con gli asini.
Si tratta di IAA: intervento assistito con l’ausilio degli animali. Il lavoro viene svolto in setting individuale o di gruppo con asini, cani e animali da affezione come il coniglio. Si propone di stimolare l’empatia, il rispecchiamento e la prevedibilità; favorire la capacità di prendersi cura dell’altro arrivando a riconoscere i suoi bisogni attraverso il contatto corporeo, l’aggancio visivo e la vicinanza emotiva per stimolare anche il senso di responsabilità e la reciprocità; conoscere e integrare la sensorialità non solo attraverso il contatto e il dialogo corporeo ma anche stimolando l’uso funzionale degli oggetti utili all’accudimento dell’animale; rinforzare le proprie autonomie.
“Abbiamo creato una equipe multidisciplinare, in cui ci sono dei veterinari che due volte al mese vengono a controllare gli animali, per monitorare il loro benessere e la tipologia del lavoro”
Lo racconta Simona d’Errico, logopedista dell’IdO e coordinatrice del lavoro di mediazione con l’asino nell’autismo, al convegno ‘Pet Therapy e disabilita’ infantile: risultati e prospettive’ promosso dall’onorevole Michela Vittoria Brambilla.
“Proponiamo un lavoro sensoriale per aiutare i bambini che presentano un disturbo dello spettro autistico ad integrare tutte le aree e ad avere una diversa regolazione emotiva. Lavoriamo in particolare sul tatto, sul contatto con la pelle dell’animale, sul cibo dar dargli da mangiare– continua la logopedista- ma anche sui colori e gli odori“.
Il contatto con l’asino è fondamentale. Nell’autismo i disturbi di alimentazione sono frequenti e la presenza dell’animale aiuta a coinvolgere attivamente il bambino e trovare alternative per risolvere la difficoltà.
“Non chiediamo al bambino di fare sempre qualcosa, spesso lo invitiamo ad aspettare quello che l’animale gli sta portando. Il piccolo non viene mai lasciato da solo e il dondolio dell’animale lo aiuta ad organizzarsi”
I bambini con dei disturbi alimentari-spiega la Dottoressa D’Errico- vengono invitati a
“dare da mangiare all’asino e ciò li rasserena, perché nessuno gli chiede di mangiare e questo abbassa l’ansia derivante dalle richieste prestazionali”.
D’Errico ha mostrato dal vivo, con un video, cosa accade in un intervento mediato dall’animale.
L’onoterapia (la terapia assistita con gli asini) aiuta i bambini autistici a rilassarsi. C’e’ una modulazione emotiva che cambia, l’assetto corporeo e la tonicita’ del corpo cambiano. Il bambino e’ piu’ tranquillo e arriva anche a sdraiarsi e ad addormentarsi sull’asino. Molti piccoli quando vanno a casa dormono poiche’ quest’attivita’ apre un canale forte di comunicazione, che e’ inaccettabile con le persone mentre e’ molto piu’ immediata con l’animale.
Stando a contatto con l’asino
“imparano a toccarlo, a stringergli il pelo, ad accarezzarlo e a spazzolarlo. Questo e’ possibile anche grazie alla relazione che si crea con l’operatore, in quanto parliamo sempre di un lavoro triangolare molto psicodinamico tra bambino, asino e operatore”
L’IdO sta conducendo una ricerca sul lavoro di mediazione con l’asino nell’autismo, che coinvolge attivamente tutta la famiglia.
Il percorso è ed è stato lungo fin dall’inizio, perché era necessario prima di tutto che i bambini accettassero in modo naturale la presenza dell’animale e solo in una seconda fase è iniziata la vera e propria terapia introducendo i test previsti dalla ricerca. L’obiettivo e’ monitorare i cambiamenti che intervengono nella quotidianità del minore grazie al lavoro svolto con l’asino. “Lo facciamo dando al genitore un test da riempire, in cui deve osservare i cambiamenti emersi nella settimana che segue la terapia, con un’attenzione particolare alle aree dell’alimentazione e del sonno, che sono le più problematiche”.
La logopedista conferma che gia’ dopo pochi mesi di lavoro i genitori comunicano dei cambiamenti: i bambini iniziano a toccare l’oggetto alimento, mettono il fieno sotto la bocca dell’asino e questo cambia anche la loro percezione del cibo. Molti bambini non toccano gli alimenti, e’ molto difficile dargli da mangiare perché vedono il cibo come una cosa sporca, loro non amano il colore,
“eppure la vicinanza con l’asino cambia il loro approccio al cibo proprio perché gli danno da mangiare”
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